da Natural Style, scritto
da Rosa Teruzzi
Fai PACE con la tua
FAMIGLIA
Ritrovare l’armonia
e l’abbraccio dei propri
cari con una tecnica
che sembra una recita
teatrale
Abbandonare giudizi
e rabbia per diventare
adulti
E' il mio primo incontro
di Costellazioni Familiari,
ma scopro subito che
non c'entrano l'Oroscopo,
Sirio, l’Orsa Maggiore
né la mitica Aldebaran.
Sinceramente non so
che cosa mi aspetti,
ho capito solo che non
dovrò comperarmi un
telescopio. Ma la premessa
è intrigante: riportare
l’armonia in famiglia,
riabbracciare i genitori,
fare pace con me stessa.
Mamma e papà io li abbraccio
ogni settimana, penso
fiera di me, ma la pace...
chi non desidera almeno
un po’ di pace in famiglia?
Cosi eccomi qua.
Siamo
una trentina, seduti
in cerchio attorno al
“conduttore”, uno dei
primi terapeuti italiani
ad aver seguito i corsi
di formazione secondo
il metodo di Bert Hellinger,
psicoterapeuta tedesco
di 78 anni, affascinante
figura di ex soldato
ed ex prete missionario
che ha trascorso 16
anni tra gli Zulù del
Sudafrica. La sua teoria
sulle “Costellazioni”
è la seguente: tutte
le famiglie sono sistemi
governati da un ordine
più grande e ogni membro
è legato ai propri antenati,
anche se non ne è consapevole.
Quando in famiglia una
persona viene esclusa
o dimenticata, perché
ha problemi mentali,
per una morte violenta
o prematura, perché
ha commesso un crimine...
qualcuno dei discendenti
ne assumerà il destino.
Un fenomeno che Hellinger
chiama “irretimento”.
Insomma, noi nasciamo
portando addosso il
peso dei nostri familiari;
soltanto lasciando ognuno,
con amore, al proprio
destino, ritorneremo
liberi di essere ciò
che veramente siamo.
Solo abbandonando i
giudizi e la rabbia
verso i genitori,
saremo capaci di relazioni
adulte. Teoria affascinante,
non c’è dubbio. La pratica
assomiglia a una recita
teatrale. Uno di noi,
il più coraggioso, siede
accanto al conduttore
e le spiega il suo problema.
Incontro dopo incontro
scopriremo che tutti
o quasi portano al rapporto
con i genitori, qualche
volta ai drammi nascosti
della famiglia.
Isabella, per esempio,
ha una figlia anoressica:
e ribelle e molto spesso
mette a rischio la sua
vita. Come può la madre
aiutarla ad essere più
vitale e serena? Su
suggerimento del conduttore,
Isabella mette in scena
questa domanda: si alza
e sceglie alcuni di
noi per interpretare
(per “rappresentare”,
dice Hellinger) persone
della sua famiglia:
se stessa, il marito,
la figlia, il padre
e la madre. Li sistema
al centro della stanza
e sta a guardare mentre
ognuno di loro (di noi)
spiega al conduttore
come si sente in quella
posizione.
E poi, lentamente e
in silenzio, si muove.
Incontro dopo incontro,
anch’io vengo scelta
come “rappresentante”:
sono figlia, madre,
sorella, nonna, qualche
volta una bimba morta
prima di nascere. Imparo
a non muovermi più come
il mio cervello dice
che dovrei fare. A seguire
solo quello che il corpo
vuole.
Non so nulla della storia
familiare dei miei compagni
e ogni volta mi sconvolge
accorgermi che mi sto
comportando come la
persona che interpreto.
Hellinger chiama questa
magia “campo morfogenetico”,
cioè è la coscienza
della famiglia che si
esprime attraverso di
me, attrice di un dramma
che non conosco.
Quando la dinamica emotiva
le è chiara, la conduttrice
suggerisce a noi rappresentanti
delle battute. Sono
frasi “guaritive” che
restituiscono a ognuno
la propria dignità e
un posto nel sistema
della famiglia.
Nella storia di Isabella
emerge, per esempio,
una donna dimenticata.
E' la prima moglie di
suo padre, morta di
parto e, per troppo
dolore, cancellata anche
dai ricordi. La figlia
di Isabella ha preso
su di sé il suo destino,
ma c’è un modo per scioglierla
da questo “irretimento”:
una frase in cui si
“onora e ringrazia”
la prima moglie che
ha lasciato il posto
alla mamma di Isabella,
permettendo la formazione
di questa famiglia così
com'é ora.
Già, accettare la vita
così com'e. Senza giudicare
e senza sostituirsi
agli altri. Senza pretendere
di cambiare il loro
destino. Quante volte
nelle nostre rappresentazioni
ci troviamo di fronte
a uno di noi che, per
amore, tenta di addossarsi
il peso di un familiare
ricavandone solo rabbia,
risentimento e dolore.
Ogni volta il conduttore
ci suggerisce una frase.
Ci sono molte frasi
per fare pace con la
vita, una per ciascuno
di noi: «Papà, ti lascio
al tuo destino. Ma resta
ancora un po' qui con
me». «Mamma, grazie
per la vita che mi hai
dato: ne farò qualcosa
di bello». Piange la
persona che ha fatto
la domanda, spesso piangiamo
anche noi spettatori,
quando qualcuno dei
comportamenti dei familiari
fa vibrare una corda
nel nostro cuore, per
tutto il dolore che
non ci siamo mai permessi
di sentire. Ne usciamo
commossi e quasi nuovi.
Alla fine la parola
d’ordine e: silenzio.
Non parlare a nessuno
delle emozioni provate
durante la rappresentazione:
continueranno a lavorare
dentro di noi nei mesi
successivi, assicura
il conduttore, soprattutto
se assisteremo ad altre
sessioni. E intanto
ci spiega altri punti
del pensiero di Hellinger
il dolore e gli “irretimenti”
che provoca in famiglia
un eccessivo attaccamento
ai defunti, per esempio.
O il legame più profondo
che unisce vittima e
carnefice e che noi
non abbiamo il diritto
di giudicare. E soprattutto
la necessità di riconciliarsi
con le proprie radici,
il padre e la madre:
«I genitori ci hanno
fatto il dono più grande:
la vita. Qualunque altra
cosa è meno importante»,
ricorda la terapeuta.
Dopo qualche settimana,
i compagni che hanno
già fatto la propria
Costellazione ci confidano
che in famiglia gli
equilibri stanno mutando.
Molti spigoli si smussano
naturalmente, si addolcisce
anche l’atteggiamento
di parenti che non erano
presenti alla messinscena
e non ne sapevano nulla.
Questa è un’altra magia
del metodo di Hellinger,
che non a caso viene
definito “terapia breve
a effetto prolungato”.
Alla fine tocca anche
a me. La domanda, che
ho cercato a lungo di
eludere, riguarda il
rapporto con mio padre,
la sua aggressività
e la sua malattia. Piango
mentre due compagni,
Gaia e Fabio, ci rappresentano:
io che lo cerco, lui
che sì allontana e dice
di sentirsi solo, io
inebetita e impotente
di fronte al suo dolore.
Piango quando finalmente
posso abbracciarlo:
cercavo di aiutarlo
a portare il peso del
suo destino, in fondo
l’ho sempre saputo.
È successo alle 10 di
sera di venerdì 21 marzo
e, fedele alla consegna,
non ne ho parlato. Non
è facile accettare il
destino di chi amiamo
disperatamente e lasciarlo
andare. Non è facile
amare le persone per
come sono e non per
come le avremmo volute.
Ma è stato molto bello
potergli dire: «Tu sei
il padre giusto per
me», guardandolo dritto
negli occhi. Fare pace
con lui e, attraverso
di lui, con gli uomini.
E dopo anni di solitudine,
finalmente, tornare
a innamorarsi.
La terapia delle Costellazioni
Familiari
secondo il metodo di
Bert Hellinger (nella
foto) viene praticata
in Germania anche nell’ambito
del Servizio sanitario
nazionale. È diffusa
in Austria e Svizzera
e in altri 22 Paesi
dove centinaia di professionisti,
medici, terapeuti, assistenti
sociali, applicano questo
metodo per riconoscere
i retroscena sistemici
di malattie e problemi
nelle relazioni.
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